giovedì 18 aprile 2024
San Valentino: Leggende legate alla figura del "prete degli innamorati"

La leggenda dell'amore sublime

amore sublimeNarra questa leggenda che Sabino, giovane centurione romano, passeggiando per Terni si innamorò di Serapia. I due volevano sposarsi, ma i genitori di lei si opponevano. Per quale motivo? Sabino non era cristiano! Serapia convinse quindi Sabino ad andare a catechismo dal vescovo Valentino, che accompagnò i due giovani innamorati nel tempo precedente al matrimonio.
Purtroppo, Serapia si ammalò di tisi poco prima del matrimonio; potete immaginare la disperazione di Sabino...Valentino fu chiamato al capezzale della fanciulla, mentre Sabino lo supplicava affinché non fosse separato da Serapia. Valentino battezzò il giovane, ed unì i due in matrimonio. Mentre Valentino levava le mani per la benedizione, un sonno beatificante avvolse i due giovani...

 

La leggenda della rosa riconciliante

rosa riconcilianteUn giorno, il vescovo Valentino sentì oltre la siepe del suo giardino due giovani fidanzati che stavano litigando. Colse allora una rosa, uscì dal giardino e andò incontro ai due, offrendo loro la rosa e dicendo parole di riconciliazione.
Tanto bastò a far terminare all'istante la lite dei due giovani innamorati che, anzi, dietro suggerimento del santo, strinsero il gambo della rosa pregando affinché il loro amore fosse eterno. Poco tempo dopo i due tornarono da Valentino per chiedergli di celebrare le loro nozze...E fu proprio il Santo Vescovo a benedire il loro matrimonio felicissimo.
La cosa si riseppe e allora fu una processione ad invocare il patrocinio di lui sulle famiglie da fondare.
Il Vescovo, però, aveva anche altre occupazioni pastorali alle quali accudire, perciò stabilì per quella benedizione il quattordici del mese. Ed il quattordici del mese è restato, ma ristretto a quello di febbraio, perché in quel giorno egli andò a celebrare le sue nozze in Paradiso.

I bambini

i bambiniSan Valentino coltivava un variatissimo giardino affiancato ad un prato. In questo permetteva che giocassero liberamente tutti i bambini che volevano. Egli si affacciava ogni tanto dalla sua cappella per sorvegliarli e bearsi della loro vivacità chiassosa. Aveva i medesimi gusti di Gesù, il quale diceva: "Sinite parvulos venire ad me". Quando si avvicinava la sera egli scendeva in giardino e tutti quegli uccellini di Dio gli cinguettavano attorno saltellando. Allora egli li benediceva tutti. Poi dava a ciascuno un fiore con raccomandazione di portarlo alla mamma, ottenendo così che tornassero a casa presto e alimentassero l'amore e il rispetto per i genitori.
In questa leggenda è indicata abbastanza bene l'origine dei piccoli regali, che oggi si seguitano a mandare alle persone a cui si vuole bene.

I colombini

I colombiniC'era a Terni un Grande Sacerdote buono buono e tanto bravo. Egli possedeva un grande giardino che nelle ore libere dall'apostolato coltivava con le proprie mani ed innaffiava con l'acqua delle "forme" fatte da poco.
Siccome questo Sacerdote, che tutti chiamavano il Buon Pastore, era veramente tanto buono, permetteva ai bambini di andare a giocare nel suo giardino, raccomandando che non avessero fatto danni, perché poi la sera avrebbe egli regalato a ciascuno un fiore da portare a casa.
Un brutto giorno, però, vennero dei soldati e imprigionarono il Grande Sacerdote e lo portarono dal re di allora, che era cattivo, e questo lo condannò al carcere a vita. I bambini piansero tanto. Ed il Sacerdote Grande, che si chiamava Valentino, stando in carcere pensava ai bambini, ai quali voleva tanto bene e che ora non avrebbero più avuto un luogo sicuro dove giocare. Che fare? Ci pensò il Signore. Fece fuggire dalla gabbia del distratto custode due dei piccioni viaggiatori, che Valentino manteneva nel giardino stesso. Questi piccioni, guidati da un misterioso istinto, ritrovarono il carcere dove stava chiuso il loro santo padrone. Si posarono sulle sbarre della sua finestra e presero a tubare fortemente. Valentino li riconobbe, li prese sulle mani e li accarezzò. E poi legò al collo di uno un sacchetto fatto a cuoricino con dentro un biglietto; ed al collo dell'altro assicurò una chiavetta. Naturalmente la loro assenza era stata notata con dispiacer, come poi con somma gioia fu avvertito il loro ritorno. Si notò quello che portavano, e si riconobbe subito nella chiavetta quella del giardino. Quale fu poi la gioia dei familiari e dei bambini, che aspettavano fuori, quando intesero leggere le parole del biglietto, è facile immaginarlo. Che c'era scritto? "A tutti i bambini che amo… dal vostro Valentino".

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