sabato 20 aprile 2024
Adalgisa, Odette
Curiosità
Curiosità e perché sul mondo, cultura, natura e tanto altro ancora con domande e risposte.

Come si fabbrica il vetro temperato?

Il vetro normale viene raffreddato molto lentamente per evitare che al suo interno si formino rotture dovute allo stress del raffreddamento.

Il vetro temperato viene invece prodotto riscaldando una lastra di vetro ad alta temperatura, dopo di che la sua superficie esterna viene bruscamente raffreddata con aria, mentre l’interno della lastra è ancora rovente.

La superficie esterna diviene così fredda e rigida, mentre la parte interna è ancora relativamente morbida. A mano a mano che l’interno si raffredda, mette in compressione la superficie esterna, mentre l’interno resta in tensione. Il questo modo, grazie alla compressione della superficie esterna, il vetro può resistere a forze molto più elevate di quello normale senza rompersi, dato che tali forze, per romperlo, debbono prima provocare una tensione sul vetro.

Inoltre, quando un vetro temperato si rompe, le forze di tensione e di compressione tendono a provocare istantaneamente delle crepe in tutte le direzioni, cosicché il vetro si frantuma in tanti piccoli pezzi invece di rompersi in pochi pezzi appuntiti come nel caso del vetro normale, molto più pericolosi.


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Come mai si cerca ancora il fantomatico gravitone?

Le due teorie fondamentali che spiegano la natura e il comportamento di spazio, tempo, materia ed energia, sono la Relatività generale di Einstein e il Modello Standard della meccanica quantistica.

La Relatività unifica lo spazio e il tempo in uno spazio quadridimensionale, dove la gravità diventa una proprietà geometrica dello spazio-tempo, anziché una forza che si propaga con velocità infinita tra due oggetti.

La meccanica quantistica, invece, si basa sull’esistenza di particelle che si muovono nello spazio e nel tempo, e le cui interazioni spiegano le forze fondamentali della natura, eccetto la gravità.

La ricerca attuale è orientata alla formulazione di una teoria quantistica della gravità, che corrisponda ai quesiti posti dalla Relatività generale e permetta una comprensione unitaria e coerente della natura. In questo contesto si colloca la ricerca del gravitone, l’ipotetica particella mediatrice del campo gravitazionale, la cui esistenza non è prevista dalla relatività generale.

Provare l’esistenza del gravitone indicherebbe che la strada intrapresa dalla meccanica quantistica è giusta, e potrebbe condurre a una valida teoria quantistica della gravitazione.


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Come funziona lo strumento che misura la pressione sanguigna?

Lo strumento, detto sfigmomanometro misura la pressione massime e la pressione minima del sangue che fluisce in un’arteria del braccio.

A tal fine si applica attorno al braccio un bracciale di gomma che si gonfia tramite una pompetta, e il medico ascolta con un fonendoscopio il battito del polso arterioso in un punto a valle della strozzatura prodotta nell’arteria dal bracciale. La pressione del bracciale, uguale a quella esercitata sull’arteria, è indicata dallo strumento.

Superata una certa pressione dell’aria nel bracciale, la pressione esercita sull’arteria interrompe il flusso del sangue e il fonendoscopio non rileva più il battito del polso arterioso. Lasciando defluire lentamente l’aria dal bracciale attraverso un’opportuna valvola, la pressione esercitata sull’arteria diminuisce finché, in corrispondenza di una certa pressione, il sangue ricomincia a fluire attraverso la strozzatura causata nell’arteria dal bracciale. A questo punto si comincia a udire nuovamente, con il fonendoscopio, il battito del polso arterioso, una pulsazione per ciascun fiotto di sangue che percorre l’arteria.

La pressione nel bracciale per la quale ciò avviene è uguale alla pressione massima assunta dal sangue per percorrere l’arteria, detta pressione sistolica, che corrisponde alla fase di contrazione del cuore. Riducendo ancora la pressione dell’aria nel bracciale, si facilita sempre più il flusso del sangue nell’arteria. Alla fine, quando la pressione nel bracciale è scesa al valore minimo che assume la pressione del sangue che percorre l’arteria, cessa di udirsi nel fonendoscopio il battito del polso arterioso: in queste condizioni la pressione indicata dallo sfigmomanometro è uguale alla pressione arteriosa minima, la pressione diastolica, che corrisponde alla fase di riposo del cuore.

La pressione sanguigna viene espressa generalmente nella forma 130/80, per esempio, dove il primo numero indica la pressione massima e il secondo la minima, misurate in millimetri di mercurio.


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Come funziona l’Auditel?

Nato nel 1986, l’Auditel è un sistema di rilevazione degli ascolti televisivi basato su una tecnica analoga a quella utilizzata per i sondaggi d’opinione.

In poco più di 5000 famiglie, scelte dalla società che gestisce il servizio, sono distribuiti circa ottomila apparecchi rilevatori, i cosiddetti Meter (uno per ogni televisore). Ogni volta in cui nelle suddette famiglie si guarda la tv, bisogna impostare il Meter usando un apposito telecomando e indicando quante persone sono davanti al video e la loro età. Dopodiché, l’apparecchio rileva minuto per minuto l’ascolto dei canali, con gli eventali cambi.

Raccolti i dati, tra le 2 e le 5 del mattino il Meter invia automaticamente via telefono le informazioni al calcolatore centrale della società Agb, incaricata dalla rilevazione dell’Auditel.

Le famiglie che formano il cosiddetto «panel», sono scelte dall’Auditel in modo da comporre un campione attendibile, rappresentativo di tutto il tessuto sociale italiano.

In questo modo, quando Auditel rielabora i dati e costruisce le percentuali di ascolto, queste statistiche possono essere considerate come esempio dei comportamenti di tutti gli utenti televisivi del Paese.


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Come funziona il sistema autofocus delle fotocamere?

Esistono diversi metodi per mettere a fuoco automaticamente l’immagini in queste apparecchiature. Tutti si basano su sistemi che governano un piccolo motore che ruota l’obiettivo per variare la sua distanza dal piano della pellicola.

Il sistema più diffuso è detto a contrasto di immagine.
Utilizza un sensore luminoso sul piano focale della lente della macchina che individua il fuoco giusto attraverso il massimo contrasto che ha l’immagine. Infatti, quando un’immagine non è a fuoco, questa non è solo confusa, ma perde anche contrasto. Il massimo contrasto tra i suoi elementi, invece, si ha quando è perfettamente a fuoco.

Altri metodi usano raggi infrarossi o onde ultrasoniche per determinare la distanza tra la macchina e l’oggetto fotografato.

Ma il primo, per esempio, non funziona attraverso i vetri di una finestra. Entrambi però possono funzionare bene anche al buio o con scarsissima illuminazione, mentre il metodo a contrasto di immagine diviene meno efficace a mano a mano che la luminosità dell’ambiente si attenua.

Alcune fotocamere utilizzano così una combinazione di questi sistemi, scegliendo automaticamente quello ottimale a seconda delle circostanze.


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