giovedì 28 marzo 2024
Racconti Teorici

IL RE E' MORTO

Lascio' che la moneta lanciata sulla scrivania compisse tutti i suoi moti cilindrici - com'è il moto di una moneta?- e che le petulanti esortazioni della madre a metter ordine nella camera non turbassero la sua concentrazione.
Ignorò il telefono che suonò a lungo perché lo ignorarono in molti, e rispondere al telefono è servile, lo diceva il generale francese e lo pensava lui ogni volta.
La sua partita a scacchi col computer era giunta soltanto alla sesta mossa, ma giocava ormai da un bel pezzo; lui aveva fatto le scelte più scontate, il computer si era scervellato -se i computer hanno un cervello- per rispondere nelle sei maniere più ovvie, ma per fare tutto questo aveva impiegato trentasei minuti e qualcosa.
La grandezza dell'uomo consiste nella consapevolezza della propria inferiorità rispetto all'universo, che può ucciderlo senza sforzi ma che non si accorgerà mai di essere più forte -infinitamente più forte- dell'uomo che sconfigge.
Ricordava limpido un pensiero di Pascal, credeva di poterlo ricostruire anche in francese, e quella gli era sembrata una traduzio-ne corretta e senz'altro fine.
Minimamente sfiorato dal dubbio che stesse esagerando, capì di rappresentare, in quel momento, in quella partita, l'umanità.
L'umanità aveva bisogno della sua concentrazione, e la madre che con la scusa di rifargli il letto aveva poc'anzi tentato di distoglierlo dal Compito, era un'inviata dell'Avversario, senza dubbio.
Il computer era come il demone meridiano, quello che fiacca le membra per colpire la mente, come un colpo di sonno sull'autos-trada, improvviso e beffardo.
Aveva deciso di sfidare la macchina concedendole un vantaggio mostruoso: nessun limite di tempo per muovere.
Teoricamente il computer avrebbe potuto impiegare anche una settimana per avanzare uno stupido pedone nella direzione più scon-tata.
Certo, lo sbeffeggiava lui, vuoi mettere il valore potenziale-esponenziale-matematico-teorico di un pedone che passa dalla casella b7 alla casella b6 con il valore logico-sistemico, misero davvero, che può assumere una mossa identica sì, ma fatta dopo che non il pedone in b7 ma il cavallo in b 5 è indietreggiato?
Capiva che il computer poggiava il suo presunto vantaggio sul fatto che gli era sconosciuta la fatica, la deconcentrazione, la moneta che tintinna danzando come un'ossessa sulla superficie purtroppo non marina della scrivania.
Un po' giocava anche immaginando di partecipare ad una giostra medievale, in cui il bel cavaliere mascherato venuto da lontano, forse dagli anfratti dei sogni e dell'arcano, assesta il colpo decisivo al brutto nobile borioso.
Il cavaliere, la giostra, il premio.
Il cavaliere, la giostra, la principessa.
Bella dietro il suo velo, bella come la Sulammita, bella tra le creature, graziosa di graziosa giovinezza.
La principessa e il drago, la vittoria e la salvezza.
No, davvero non era una semplice partita a scacchi.
Il re, la regina, e i cavalli avversari come draghi, i propri come agili destrieri.
Destriero, sicuramente da destreggiarsi.
Destreggiarsi, ovvero saper trovare e tenere la destra, come orientarsi significa saper trovare e tenere l'oriente, ricostruì.
Ancora, le torri nemiche come manieri da assaltare, le proprie come rifugio nella tempesta, come refrigerio nella calura, salus in captivitate.
Era il suo motto, quando giocava a scacchi.
Ogni mossa dell'avversario, un laccio teso nel tentativo di catturarlo e farlo cadere.
Salvezza nel pericolo, o meglio, salvezza dal pericolo.
Cio' che salva da cio' che condanna, cio' che libera da cio' che imprigiona.
Pensò alla principessa per cui vincere la giostra, alla regina per cui difendere il vecchio sovrano.
Vide la sua Sofia Marceau bella sotto la corona di fiori attorno al velo.
Difendere il re per ottenere la mano della figlia, o anche solo il suo volto per un istante, usare la propria mente per vincere contro le astuzie di un incantesimo o contro gli enigmi di una Sfinge moderna.
Scacco matto, il re è morto, scacco matto.
Saggezza araba, sapienza d'oriente -oriente padre di popoli.
Cosa c'è di più affascinante della mente di un orientale? si chiedeva ogni volta che pensava all'etimologia e forse all'origine del gioco a cui giocava.
E la Sulammita, la bella del Cantico, non era forse una figlia dell'oriente?
Bella, Sulammita, bella come la luna, temibile come eserciti schierati in battaglia.
Donna, esercito, pezzi da muovere, tende da levare, battaglie da combattere.
Bella, Sulammita, bella come Tisbe, praelata puellis quas Oriens habuit, citò con la sua buona memoria liceale, praelata puellis, la più bella tra le fanciulle.
E così, confondendo nella mente la bella del Cantico e la dolce giovane di Babilonia, l'attrice francese e la donna da muovere con discrezione nella prima fase della partita, attendeva che il mostro ingoiasse cifre per rispondere alle mosse che invece lui faceva con assoluta naturalezza e velocità.
Mai l'universo si accorgerà di essere più forte -infinitamente più forte- dell'uomo che sconfigge.
Lo ripeté anche quando, alla sedicesima mossa, il computer gli diede scacco matto.


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