sabato 20 aprile 2024
Racconti di Diari

L'attimo in cui …

Un vociare di Babele nello sciacquio silenzioso, velluti, ori ornati e ricomposti in schegge incastonate di preziosità orientali, rossi porpora così appassionatamente in fuoco e tante maschere allusivamente esperte da tenere una vetrina : tutto mi attira, rimbalza e mi trafigge. Mi guardo attorno per cercare vie di fuga e sbuco in piazzette accoglienti come salotti che ostentano, da prospere signore sane, una loro rotondità sinuosa e voluttosa smussante le angolosità della città. Il pozzo, al centro, non è che l'ultimo tocco di tale mollezza.

Sento odor di fondamenta incurabili, mi dilato su trittici, cori e Guardi, odo provenire da chissà quale antico palazzo le note tipiche, a tratti rincuoranti, a tratti petulanti, incurabilmente veneziane. Anche la parlata della signora del negozio ha questo andamento musicale mentre mi racconta, la voce come un'altalena, la sua vita in questa città inenarrabile. L'ascolto, cullata, ma attenta a non perdermi una sola nota della sonata anonima.

Qualcosa mi ruba ancora lo sguardo e provo una morsa alla quale non so dare un nome. Forse sono loro, gli amanti, dal passo spedito, preludio furtivo di incontri appassionati, che calpestano il selciato della mia mente. Lo scalpiccio ritorna come un'eco resa ancor più chiara dall'assenza di rumori rombanti il quotidiano … I passi impazienti mi planano sul cuore, vi si adagiano ottenebrandone la generosità. Non so liberarmene, a nulla servono i miei rituali ed esorcismi, le mani tese da chi mi sta vicino : sono come preda di un incantesimo.

Quello è stato l'attimo in cui la mia anima si è ribellata, si è sentita tradita e, per una volta, non si è piegata al ragionevole, ordinario, buon senso comune. La sua originalità, stimolata dalla voce eterna della città incantevole, è volata più in alto. Non so dire ancora se riuscirò mai a levarmi anch'io, so che non tornerò qui se non per levarmi con lei.


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'68

Che operaio solerte ... il tempo ... instancabile nel levigare i suoi doni …

Capita così che un giorno inaspettatamente ti renda un ricordo che temevi orribile, straziante, che volevi seppellito e nascosto a te e a tutti per sempre, mentre nelle sue mani d’artigiano è ora divenuto un gioiello … (spero letteralmente significhi "fonte di gioia").

La mia intera vita si è decisa quando avevo 23 anni … quello che allora successe mi segnò e mi fece quello che sono … anche se fino ad allora i miei progetti erano stati decisamente altri.

Da 4 anni, a partire dal ‘68, militavo nella sinistra rivoluzionaria ed ero un "personaggio" particolare : al di là delle mie posizione politiche, spesso confuse e infantili, raccoglievo, alle elezioni della sezione, quasi il 90% dei voti. Perché ero "puro" e si vedeva nei miei occhi la fede che tutti avrebbero voluto possedere in quella forma … in più, in verità, ero anche bello (non ridete, vi prego) .. e "l’uomo nuovo" doveva avere anche requisiti estetici all’altezza.

La semplicità del mio essere onesto (eredità paterna), la serenità di una adesione totale all’Idea e la naturale propensione dei compagni ad "investire" sui giovani fecero di me, peraltro ignorantello quanto desideroso di imparare, un punto di riferimento per tutti quelli che credevano e volevano "cambiare lo stato di cose presente", in altre parole "fare la rivoluzione".

Comunque fu proprio questo ruolo simbolico che determinò l’incredibile durezza della sorte … e segnò la rigida traccia della mia fatica di vivere.

Ero nel direttivo nazionale di un’organizzazione leninista quando la stanchezza cominciò a farsi sentire … non quella fisica … ma la sofferenza di non avere domeniche … di sostituire le relazioni con le riunioni … di passare dallo studio per l’università ai cancelli delle fabbriche … senza alternativa né riposo … ; sia come sia, giunsi alla decisione di smettere .. almeno per un po’ … con questa militanza che ormai sentivo asfissiante e troppo dolorosa … purtroppo precorsi i tempi del diritto al sé che in anni successivi caratterizzò il movimento …

Né sarebbe andata poi tanto male se fossi stato un semplice militante di base … o un uomo meno "nuovo" e simbolico …

Ho negli occhi allora appannati di lacrime l’immagine del volto piangente dei giovani compagni del direttivo … che nelle mie parole interrotte dai singhiozzi riconoscevano il loro stesso disagio …

R. L. ... allora quarantenne … era in piedi accanto a me e mi teneva una mano sulla spalla mentre parlavo … e tentò subito una soluzione indolore … dimissioni dal direttivo e permanenza come militante …

Gli avessi dato retta!!!

Invece scrissi una lunga lettera di dimissioni da tutto … e (mentre le ossa di Stalin gongolavano) gli stessi compagni che avevano pianto con me … mi "radiarono" per "opportunismo personale" … Ricordo ancora che la proposta era stata l’espulsione (non si torna più) poi corretta a penna in radiazione (se si è buoni si può tornare…sic!!).

Da quel momento la frana iniziò a travolgermi. Ai primi due compagni venuti a portarmi la loro solidarietà e a dirmi che il direttivo aveva sbagliato a radiarmi … non potei che dire la mia critica e affermare il mio diritto alla vita e alla libera scelta. Ma non ero un comunista per scherzo … amavo l’organizzazione che avevo contribuito a far crescere e sapevo la vera ragione della radiazione: il mio sarebbe stato un brutto esempio e altri mi avrebbero seguito .. la radiazione era un modo per sanzionare l’abbandono e frenare chi intendeva seguirmi su quella strada.

Presi allora la decisione che avrebbe sconvolto la mia vita e la mia mente … decisi di dare ragione al direttivo, di difenderne le scelte caricandomi di responsabilità che non avevo, di affermare, in sostanza che ero un "traditore".

Bene ripetete ottanta volte che siete un traditore, motivatelo con intelligenza e infine sarete voi stessi convinto … Fu quello che successe: se la percezione di ingiustizia che all’inizio avevo fosse rimasta intatta, forse sarei sopravvissuto, ma costruii io stesso le ragioni della mia colpa e me ne convinsi: scattò così la follia … grande e violenta come un turbine….

Certo, ero predisposto, non me lo nascondo, ma quei giorni furono la dinamite che si insinuò nel mio già debole cervello … fino a disintegrarlo.

Seguirono 25 anni di battaglie per sopravvivere galleggiando come un turacciolo fra i marosi.

Poi venne la quiete.

La rivoluzione ritornò a dormire molto prima e quell’organizzazione si sciolse o confluì, non ricordo, dopo poco …

Il prezzo della mia scelta di caricarmi della colpa fu altissimo e l’ho pagato tutto … e non mi pento per questo … a quella vicenda devo la comprensione di troppe verità; una su tutte: i comunisti, anche quelli che "tradiscono" sono fatti, come diceva Lenin "di una pasta speciale".


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Una finestra sui ricordi

Fuori della finestra la natura si stava risvegliando, era una bellissima giornata di primavera.

Guardava tutti quei fiori che riempivano l’aria e il paesaggio con il loro profumo , con i loro colori.

Nei suoi gesti traspariva un atteggiamento ancora infantile, come se si rifiutasse di crescere.

Il sole giocava con i suoi capelli, mostrando dei riflessi rosso mogano e lei si lasciava accarezzare da quel tepore.

Quello era uno dei momenti più belli della sua vita, perché il contatto con la natura era sempre stato per lei un modo per sentirsi viva e dimenticare i problemi.

Da tanto non provava più quella sensazione di benessere che in quel momento le riempiva il cuore.

La sua vita era una corsa continua da un impegno all’altro, erano pochissimi i momenti che aveva per restare con se stessa e sentirsi parte di quella natura che stava osservando.

Con i pensieri frugava tra i ricordi cercando i momenti felici che aveva vissuto e lacrime dolci rigavano le sue guance, era difficile stabilire se di felicità o di dolore al pensiero di quel tempo andato.

Sembrava voler fuggire dal presente, per sparire in quel passato che avvolgeva la sua mente di chissà quali ricordi.

Il suo viso di tanto in tanto si stringeva in una smorfia forse sintomo di un malessere passato, oppure in un dolcissimo sorriso che lasciava trasparire tutta la bellezza interiore e la dolcezza di donna ancora bambina.

Era difficile fare i conti con un presente dove non si trovava a suo agio, che non le permetteva di vivere i sogni o di realizzare i progetti.

Purtroppo la vita è una corsa alla ricerca della felicità e senza che ce ne rendiamo conto questa ci passa davanti e non si riesce a viverla, forse perché sarebbe troppo difficile poi ritornare a soffrire.

Così all’improvviso chiuse la finestra, come per voler distaccarsi da tutto prima di abbandonarsi al presente.


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Lettera al Grande LO

Lorenzo vediamo se riesco a dirti quanto è difficile e bello essere il babbo di un ragazzino in gamba come te.

Tutti i genitori vogliono il massimo per i propri figli e spesso pretendono pure il massimo da loro rischiando anche di farlo, a volte, per ambizione personale.

Io Lorenzo ho una precisa opinione su di te e non la cambio per l’esito di un esame o per una pagella.

Il mio Grande LO è Distinto in Italiano perché quest’anno ha imparato a scrivere ed anche perché un ragazzino di tredici anni che scrive di testa sua uno splendido racconto come hai fatto tu quest’inverno e se lo tiene tutto per se, è più che Distinto.

Il mio Grande LO è Distinto in matematica perché, aldilà di alcune sue incertezze, del disordine e della fretta che dovrà in futuro correggere, i miglioramenti di quest’anno se li è conquistati da solo lavorando sullo scrittoio della sua cameretta, senza ricevere alcun aiuto da un babbo che la matematica e la geometria ha sempre tentato di evitarle nella sua vita.

Il mio Grande LO è Distinto in storia e geografia perché più di una volta l’ho visto attento seguire documentari in tv in orari che un ragazzino dedica a ben altro. Perché l’ho visto leggere curioso riviste. Perché l’ho sentito commentare in modo maturo quello che vedeva ed ho capito che ha già una sua opinione su molte cose della vita.

Il mio Grande LO è distinto in tecnica perché i suoi disegni li so valutare ed è più che distinto in Artistica perché io conosco la sua creatività ed ho visto la sua capacità di comunicarla nei fumetti disegnati per tutto l’inverno, conservati da lui gelosamente in camera sua.

Il mio Grande LO si è impegnato in Inglese, in Francese ed in Educazione Musicale lavorando sempre seriamente per tutto l’anno.

Il mio Grande LO ha giustamente meritato Ottimo in educazione fisica perché è migliorato tantissimo e sta diventando sempre più forte e sicuro.

Ho visto la delusione nei tuoi occhi giorni fa quando, tornando a casa da scuola, hai letto i giudizi sulla pagella.

Alcuni dei tuoi professori Lorenzo, che tu stimi tanto, ti hanno giudicato diversamente da quanto ti aspettassi e tu ti devi interrogare su come ciò è potuto accadere.

Come mai professori decisamente bravi (in questo nell’ultimo anno sei stato fortunato) si sono fatti un’opinione di te che tu non condividi?

Hai imparato a tue spese che nella vita è importante "essere" ma anche "comunicare" quello che sei. Non sempre troverai di fronte persone con il sofisticato gusto di saper distinguere tra realtà ed apparenza e tu con la tua timidezza rischi di pagare dei prezzi. In ogni caso devi aiutare gli altri a capire. Quando serve anche a mettere gli altri in condizione di aiutarti perché insegnare è un lavoro decisamente difficile.

Nella tua vita incontrerai anche gente che, bilancino alla mano, rischierà di liquidarti con un "sufficiente" come ha fatto la Prof. di Inglese all’esame, perché per "pesare" lei è pagata e questo ha fatto. Perché lo scritto e l’orale questo totale le davano.

Alcune cose vorrei che tu imparassi da questa esperienza.

Dipende da te, dalla tua determinazione, dalla tua caparbietà buona parte di ciò che sarai nei prossimi anni.

Devi imparare a comunicare il grande mondo che hai dentro ai nuovi amici che incontrerai ed ai nuovi professori del Liceo che andrai a frequentare aiutandoli così a capirti.

Devi diventare ancora più bravo a gestire il tuo "lavoro" che in questa fase della tua vita è lo "studio", diventando sempre più responsabile ed indipendente. Più e meglio di quanto tu hai fatto quest’anno.

Impara Lorenzo a valutare gli altri in modo complesso senza accodarti nella tua vita, che hai tutta di fronte, a quelli con il "bilancino" in mano. Che non sanno valutare le persone oltre una somma di errori blue o rossi perché tanto non sono pagati per farlo.

L’intolleranza al Glutine ti ha insegnato a convivere con un "limite". Ti ha "regalato" un’attenzione particolare ai più deboli. Ti ha insegnato a rispettare i limiti degli altri, a non offenderne la suscettibilità. Ti ha insegnato che le energie le devi trovare sempre e comunque dentro te stesso.

A volte sono severo, forse anche in eccesso, perché ti vorrei sempre più sicuro di te stesso. Forse così facendo rischio di ottenere l’effetto contrario.

Il "mestiere" di babbo è difficile te ne accorgerai quando anche tu avrai dei figli.

Io sono molto contento di te Grande LO.

Questo volevo dirti dopo il tuo esame di terza media.


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"Cara Amica ti scrivo"

Mia cara,
spero che tu abbia le migliori notizie per tua madre ( quella santa donna ).
Capisco la tua apprensione perché anch'io ho una madre che mi dà non poche preoccupazioni.
Più che con un libro un sicuro successo lo otterrei pubblicando le cartelle cliniche di mia madre.
Vecchia cardiopatica, angina pectoris, valvola mitralica ( si dice cosi ? ) bloccata, ipertensiva, poliartrite, artrosi deformante alle ginocchia ed alle mani, protesi dell'intero ginocchio destro ( tipo unico mai installata prima e forse già pubblicata nelle riviste specializzate ) e come se non bastasse è in dialisi da due anni, decine di ricoveri per collassi, un infarto, due travasi di liquido nei polmoni, ecc.

Non scherzo è tutto vero. Ormai quando mia madre è in ospedale entro a tutte le ore anche quando non è permesso, mi conoscono tutti sia perché per la mia mole passo proprio inosservato e sia perché quando entro dico con voce fiera " Abbonato ". Il custode ride e mi fa passare. Anche questa è Napoli.
Sai cosa le dico per tirarla su? " Non preoccuparti a te per atterrarti devono prenderti a schioppettate " e lei ride di cuore.
La cosa strana è che quando si riprende dal coma la prima cosa che chiede è di mangiare perché è affamata e lì io mi tranquillizzo considerando l'evento ormai superato.

Sono sempre allegro è vero ma quando mi arrabbio guai, mi scateno, divento violento, sono una furia guai a chi mi capita sotto e la mia voce mi hanno detto che diventa spaventosa. Anche quando mi arrabbio con mio figlio mi rendo conto che lui mi guarda quasi terrorizzato e sapessi quanto mi fa male. Allora mi calmo subito. Per fortuna che capita
quasi mai e da quando me ne sono accorto con lui cerco di non arrabbiarmi più. Prometto di non farlo mai più ( va bene? veramente te lo avevo già promesso ).

Questo sì che è da raccontare.
Quando mia madre si è ricoverata per essere impiantata la fistole per la dialisi un dottore molto giovane l'ha interrogata
per redigere il quadro clinico preesistente e la sua faccia si trasformava man mano che lei raccontava, anzi elencava, tutte le sue operazioni ed i suoi mali ( tutti veri purtroppo ).
Alla fine le mie sorelle ed io siamo usciti dalla studiolo perché non riuscivamo più a trattenerci dal ridere. Poverello sarà ancora in dubbio se crederci o no.

Non mi parlare di km. in auto quest'anno ne ho fatti circa 35.000 in auto e 4.000 in moto, sapessi che bello. Il fatto è che guidare continua a piacermi. Anzi domani vado a Vallo della Lucania passando prima per Eboli lì però non mi fermo come qualcun' altro ) e sono contento di farmi una bella passeggiata.
Il segreto sta nel guardarmi intorno sia quando guido che quando sono sul posto. Ho scoperto dei posti e dei paesini qui giù che non hanno nulla da invidiare alla Toscana od all'Umbria. Anche ben tenuti, ma perché non sono mai pubblicizzati? Che rabbia.
A volte mi fermo e li fotografo.


Mia dolce amica, sai una cosa strana ? Quando ti scrivo mi sembra quasi che tu sia qui a sentire. Le percezioni dici tu?


Una volta in vacanza alle Canarie io e mia moglie avemmo lo stesso sogno.
Avevamo sognato la nonna di mia moglie alla quale volevamo molto bene anche se per mia moglie non era proprio la nonna ma la seconda moglie di suo nonno. Una donna dagli occhi blu e profondi, infinitamente dolci.
Allora telefonammo a casa per avere sue notizie. Ci risposero che stava bene cosi come quando l'avevamo visitata poco prima di partire.
Restammo comunque perplessi. Al rientro in Italia invece scoprimmo che proprio la notte del sogno la nonna se n'era andata. Cosa pensare di ciò? Non lo so ma qualcosa esiste.
Qualcuno dice che la quarta dimensione è proprio quella della percezione che noi uomini non riusciamo a vedere soltanto perché siamo tridimensionali, ma che in eventi straordinari, con affetti particolari e quindi di intese altrettanto particolari, riusciamo malamente ad avvertire.

Mia madre quando è in coma la sento chiacchierare con la madre che le tiene la mano. Bah! cosa dire?
A volte penso che se improvvisamente io dovessi morire resterei di forza vicino a mio figlio, almeno fino a quando non sia in grado di cavarsela da solo. E quando?
Beh, adesso però non ti commuovere con tutte queste cose che ti ho raccontato.

Allegria, stai allegra, amica mia. Il tuo, sempre virtuale amico.


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