giovedì 25 aprile 2024
Racconti Comici

Una giornata ... neanche troppo particolare!

Accidenti che giornata! Vago da ore ormai, sotto un sole cocente, come
sa esserlo il sole d'estate in una grande città affogata nel cemento,
la macchina ferma a qualche chilometro di distanza, e neanche cento lire
in tasca.
Sì, la mia proverbiale distrazione mi aveva fatto dimenticare
banalmente di riempire il serbatoio, ero in riserva già dal giorno prima, ma,
cosa volete, può succedere. E a me era successo. Punto.
Ora ho voglia solo di ritornare tra le quattro mura domestiche e
sperare che il mio pigro coinquilino a quest'ora stia in casa.
Perché? Perché naturalmente ho dimenticato anche le chiavi.
"Ho proprio la testa fra le nuvole" mi ripeto quasi ossessivamente e
nel ripeterlo un pensiero sgradevole fa capolino nel mio cervello.
"Giovedì ... oggi è giovedì" e lancio un'imprecazione a voce alta. Non
che odi questo particolare giorno, no, la cosa è molto più semplice. Il
giovedì è giorno di bucato. Io e Andrea, il mio coinquilino, non
abbiamo la lavatrice e così un giorno a settimana, appunto il giovedì, a
turno, raccogliamo le nostre cose da lavare e le portiamo in una lavanderia
distante un isolato dalla nostra abitazione.
Cambio direzione quindi e mi dirigo direttamente lì.
Il sogno di una doccia è per il momento rimandato.
Da lontano non vedo la sua auto. Non mi preoccupo più di tanto, chissà
dove l'avrà parcheggiata, penso tra me e me.
Entro. Le macchine sono tutte in funzione e non c'è traccia di Andrea.
Il titolare del negozio - che ci conosce bene - mi dice che il mio
amico è passato, ma che sarebbe tornato più tardi perché, appunto, le
macchine erano già tutte impegnate.
Impreco di nuovo, questa volta a voce bassa, perché mi sto rendendo
conto che dovrà ancora aspettare.
"Chissà dove sarà finito quel matto!" mi dico.
E chiedo di fare una telefonata. Ma Andrea non è in casa.
"E adesso?" Ricapitoliamo. Ho la macchina ferma senza benzina, sono
senza chiavi, il mio amico non è in casa, sto morendo di caldo, ho anche
fame e per giunta non ho uno straccio di lira in tasca.
Ma che bella situazione!
Forse la mia faccia ha assunto un aspetto veramente ignobile, o sono
così sconvolto da destare sentimenti di pietà. La moglie del titolare, la
signora Amelia, un donnone di 110 chili, mi chiede se voglio bere
qualcosa e cerca di accertarsi che vada tutto bene. Accetto la prima offerta
- ho una sete tremenda - e la rassicuro sulle mie condizioni.
Sì, grazie, ho voglia di sedermi e magari mi fumo anche una sigaretta.
Non si può? Grazie lo stesso.
Mi rialzo ed esco. L'orologio sul muro segna l'una.
Non so voi come la pensiate su quelle frasi tipo il buongiorno si vede
dal mattino o roba del genere, fatto sta che per me questa non è una
delle migliori giornate, anzi.
Lo vedo avanzare lentamente, calzoncini corti e canottiera, cappello
bianco con visiera, anzi solo visiera se vedo bene. Andrea mi saluta da
lontano con un largo sorriso. "Ciao" "Ciao" rispondo. E non ho la forza
di dire altro. Quando sto iniziare a parlare, lui mi precede "Sai la
novità?" e senza aspettare replica continua "ho fuso il motore della mia
auto!" E ride. Ride, l'incosciente, e quasi quasi ho voglia di
prenderlo a sberle. Ma poi ... come si fa a non restare contagiati dalla sua
incoscienza, da quel non prendere niente sul serio! Rido anch'io dunque
e, ridendo, riesco a dirgli che la mia macchina è ferma senza benzina,
fortunatamente non in mezzo alla strada, ma un po' distante. Beh, sapete
la cosa buffa? Quando realizza la situazione smette di ridere e
guardandomi dritto negli occhi mi apostrofa "Stai scherzando?". Scusa? "E io
come arrivo a casa di Roberta?". Ora sono io che non capisco. E
sicuramente neanche voi. Sono sudato, arrabbiato, senza una lira, voglio andare
a casa, ecc. ecc. e questo qui non sa come arrivare da Roberta.
A parte il fatto che: primo chi è questa Roberta, secondo chi ti ha
detto che ti avrei prestato la macchina, terzo: sei il solito egoista.
Lo lascio solo in lavanderia, non prima di avermi fatto dare le chiavi
di casa. Salgo le scale - tre piani senza ascensore tanto per dire -
con una flemma inusuale, non ce la faccio più, anche la litigata cretina
con quello stupido ci mancava. Beh, ci crederete? Attaccato allo
specchio del corridoio un messaggio: "ore 12. Stanno riparando la tubatura
dell'acqua, per un paio d'ore saremo senza. Cerca di sopravvivere. Ciao
Andrea".
Lo so, faccio fatica anche io a credere che tutto questo stia
succedendo in una sola giornata e so anche che cosa state pensando dell'autore
di questo scritto. Che sto esagerando e che così facendo sto rendendo
tutto poco credibile. Ma vi assicuro, ragazzi, che la mia vita è
assolutamente esagerata e ve ne sto descrivendo solo una piccola parte.
Il telefono... no, ragazzi, la bolletta è pagata, il telefono funziona
e anzi sta squillando. "Pronto, c'è Riccardo?". Il solito sbaglio.
Sbuffo (concedetemi almeno questo!)
Cerco di difendermi dal caldo e accendo il ventilatore.
Sicuramente voi lettori sarete abituati a case di altro genere, a
condizionatori, a vasche con idromassaggio e magari piscine ... e invece vi
ritrovate con noi a vivere un'avventurosa giornata con due squattrinati
saltimbanchi. Mi dispiace deludervi e magari rattristarvi ma secondo
dati Istat siamo la maggioranza, sapete?
Cerco di regalarmi un meritato riposo ...
. .. ma non c'è pace per me oggi e il suono del campanello mi riporta
di nuovo nel mondo dei vivi.
Osservo molto attentamente la bella ragazza che ho di fronte, che dice
di chiamarsi Roberta, e di essere un'amica di Andrea ... E mentre lei
parla - mi sembra stia dicendo che Andrea le abbia telefonato per
spostare il luogo dell'appuntamento, cioè casa nostra, visto che lui era
senza macchina ... ancora una sensazione sgradevole fa capolino nella mia
mente.
Non faccio in tempo a chiudere la porta e a far accomodare l'ospite che
entra il diretto interessato.
Neanche una parola per me, che ho addosso la sensazione di essere
trasparente, e bacio, e che bacio, tra i due.
Li osservo, solo per un momento, il tempo per capire che forse è il
caso di eclissarsi, e il più in fretta possibile.
Voi direte tutte quelle cose sul fatto degli spazi e delle libertà, che
in fondo abbiamo due stanze, ecc. ecc. ma, sapete, c'è una sorta di
accordo in questi casi tra di noi. E non voglio essere io quello che non
rispetta i patti.
Prendo i soldi, le chiavi, e la mia agenda. Esco.
Andrò al bar all'angolo che ha anche un telefono, mangerò il solito
panino e in ordine alfabetico telefonerò a tutti, prima agli amici, poi ai
conoscenti, fino ad arrivare a quei numeri telefonici che uno si
ritrova ma non sa mai a chi appartengono. A voi capita mai?
E quando arriverò ad essere stanco e deluso perché nessuno avrà tempo
da dedicarmi, tutti troppo persi nelle loro faccende e nelle mille cose
da fare, telefonerò all'unica persona che so per certo starà ad
ascoltarmi. La mia mamma? No, è fuori Italia, in viaggio premio con una sua
amica. Parlavo di Costanza, la mamma di Andrea.
Sono le due. Il termometro segna trentaquattro gradi, non c'è un filo
d'ombra neanche a pagarlo. Il seguito della storia raccontatelo voi, io
sono stanco, entro nel bar, c'è anche l'aria condizionata, gente
simpatica ... e aspetto. Tanto è tutta la vita che aspetto. E non vorrei
morire aspettando Godot.
Chiaramente neanche aspettando Andrea. Ciao.


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